Pannelli Sociali

Per una sociologia agita ed agente

Un’osservazione che progetta (Premessa)

Social

Di Elisabetta Carrà Mittini

Premessa al testo

Un’osservazione che progetta è un modo di guardare i fenomeni sociali «non neutrale», né dal punto di vista dei modelli di analisi, né dal punto di vista del ruolo dell’osservatore. I modelli sono utilizzati non solo per descrivere ciò che accade, ma anche per comprendere qual è il processo che ha portato lì, per enucleare punti di forza e di debolezza rispetto ad un’idea di «vita buona», per attivare nuovi processi di morfogenesi, di cambiamento degli assetti attuali delle relazioni, che conducano i soggetti a migliorare le proprie condizioni di vita.

Il ruolo dell’osservatore, da lettore esperto delle dinamiche in atto, diventa quello di facilitatore dei processi di cambiamento.
Per entrare nel merito dell’osservazione che progetta mi pare sia necessario compiere alcuni passi che gradatamente traccino i confini di questo tema molto complesso, che chiama in causa concetti e competenze molto diversi, dalle metodologie della ricerca sociologica, ai modelli di progettazione, dall’intervento di rete alle buone pratiche, fino ad entrare nel terreno difficile della valutazione.
Le anime e le finalità di questo volume sono due.

Rispondere innanzitutto ad un’esigenza metodologica, intendendo presentare un insieme coeso di modelli e strategie per la progettazione nel sociale, coerente con un approccio «relazionale» allo studio dei fenomeni sociali e all’intervento su di essi. Tuttavia, a questa finalità si arriva solo nella seconda parte.
Avrebbe potuto limitarsi a questo, ritagliandosi un compito eminentemente tecnico. Ma l’esperienza didattica, sia in ambito uni versitario sia a contatto con operatori concretamente impegnati nel sociale, mi ha spinto a riflettere approfonditamente sulle basi teoriche che giustificano la preferibilità di metodi partecipativi di progettazione e di interventi che promuovano l’empowerment dei destinatari, perché se non c’è una convinzione profonda circa i vantaggi di un certo approccio e un’adesione consapevole alla sua filosofia si corre il rischio di seguirlo solo fino ad un certo punto. I metodi tradizionali di tipo «direttivo» sono apparentemente più facili, se messi a confronto con la difficoltà che incontra chi, applicando metodi partecipativi, deve mantenere un atteggiamento di mera «facilitazione», che lo relega in quanto esperto in seconda linea per lasciar agire i destinatari.

Il tentativo di consolidare le fondamenta dell’approccio partecipativo alla progettazione e realizzazione di interventi sociali si poggia sull’affascinante teoria della conversazione interiore, elaboratada Margaret Archer per sostenere l’efficacia causale dei soggetti nei confronti della realtà sociale. Attraverso la prospettiva teorica relazionale di Pierpaolo Donati e la pragmatica dell’intervento di rete propugnata da Fabio Folgheraiter risulta possibile gettare un ponte tra progettazione personale (frutto della conversazione interiore) e progettazione sociale, mostrando come la necessità di assumere un modello partecipativo derivi proprio dai caratteri della conversazione interiore: il soggetto che progetta ha un’autorità che non può essere scalzata; solo coinvolgendolo da protagonista nell’ideazione e realizzazione degli interventi si può presumere la loro efficacia.

Il volume è dunque diviso in due parti: nella prima viene presentato l’approccio teorico, nella seconda gli strumenti metodologici.

Il primo capitolo è dedicato alla teorizzazione della Archer, secondo la quale il processo incessante di conversazione interiore è finalizzato ad elaborare un modus vivendi sostenibile.

Nel secondo capitolo, si dimostra come la possibilità di rendere sostenibile il modus vivendi sia strettamente collegata ai processi che avvengono nella rete di relazioni di ciascun soggetto, essendo il benessere un concetto eminentemente relazionale. Nel terzo capitolo, l’attività di progettazione sia individuale sia sociale è collocata nello scenario della società del rischio, che rende incerta e imprevedibile ogni scelta umana. Nel quarto capitolo, si espone il modello d’intervento maggiormente in sintonia con l’approccio delineato, che promuove la «capacitazione» dei soggetti, i quali devono collaborare alla costruzione interattiva di un bene comune.

Nella seconda parte, viene innanzitutto illustrato tutto il percorso dell’analisi relazionale dei fenomeni sociali (primo capitolo) e descritti i modelli principali di cui si avvale, lo schema AGIL e il rischio sociale (secondo capitolo). Con il contributo di Isabella Crespi, nel terzo capitolo, vengono esposti gli elementi fondamentali dell’analisi di rete. Nel quarto capitolo si entra finalmente nel merito della progettazione partecipata e del suo strumento principale, il Quadro Logico.

 

Da ultimo, nel quinto e conclusivo capitolo, mostro come il percorso compiuto dalla progettazione personale alla progettazione e all’intervento sociale, entro lo scenario della società del rischio, suggerisca come l’adozione della prospettiva relazionale possa promuovere, attraverso la realizzazione di pratiche «buone», la rigenerazione del legame sociale e della capacità di agire in vista del «bene comune».


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