Pannelli Sociali

Per una sociologia agita ed agente

Gruppi e dinamiche di gruppo

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Logo-Akkademia Gruppi e dinamiche di gruppo   Dinamiche-di-gruppo Gruppi e dinamiche di gruppo

 

Il gruppo sociale è la più piccola entità molecolare, di un complesso stato interattivo di ruoli, che ne costituiscono la valenza atomica. Il fuoco e l’energia che permettono i vari legami atomici dando forme ad altre molecole, vengono dai conflitti che il gruppo al suo interno produce, ed è fatto di simboli, miti, archetipi. L’azione è comunicativa, il linguaggio, verbale e non, ne è il mezzo.
Il gruppo è un’entità dinamica. Viva.

Ha un suo periodo di gestazione, quindi segue una fase di sviluppo proprio come ogni essere vivente, fino a giungere a maturazione quindi, alla morte.

Il gruppo è molto più che la somma delle parti (individui) che lo compongono, ne è invece la moltiplicazione delle appartenenze che divengono il coefficiente esponenziale. Ogni individuo è in sé un’assemblea permanente in continua negoziazione con continui rimandi
d’appartenenza e che, a tratti, si trovano pure in conflitto tra loro. Si pensi ad un individuo appartenente ad una comunità scientifica e che fa ricerche sulle cellule staminali, praticante cattolico. Potrebbe già in sé trovarsi in una situazione di conflitto, etico e valoriale, che
richiede una sua risoluzione.
L’individuo quindi appartiene in genere a diversi gruppi che ne condizionano i rapporti e ne delineano le movenze. 

Per riprendere un’assonanza con le cosiddette “scienze esatte” potremmo dire che:

il gruppo è la molecola ed il ruolo è l’atomo.

Il concetto di ruolo in “Sociologia” definisce l’insieme dei modelli di comportamento attesi, degli obblighi e delle aspettative che convergono su un individuo che ricopre una determinata posizione sociale. Spesso è associato al concetto di “Status” in quanto una determinata posizione sociale comporta sia degli obblighi (ruolo) che dei benefici (status). Ogni status comporta numerosi ruoli (lo status di professore universitario comporta il ruolo di docente, ricercatore, collega, autore di pubblicazioni accademiche, ecc). Il termine ruolo deriva dal “Teatro”, anticamente gli attori, sul palco, leggevano le proprie battute da un foglio di carta arrotolato denominato rotulus. Il termine rende bene l’idea della parte che ciascuno recita sulla scena della società, conformandosi alle aspettative ed alle regole stabilite. Nella maggior parte delle situazioni possiamo prevedere il comportamento degli altri e dare alle nostre azioni una forma conseguente.Il ruolo, a dirla con A.Palmonari “.. è un insieme di aspettative condivise circa il modo in cui dovrebbe comportarsi una persona che occupa una certa posizione nel gruppo. O, ancora meglio: “l’Insieme di attività e relazioni che ci si aspetta da parte di una persona che occupa una particolare posizione all’interno della società, e da parte di altri nei confronti della persona in questione.

 

Le Fasi del gruppo

Secondo Tuckman, il gruppo, sia sotto l’aspetto socioemozionale, che su quello centrato sul compito, può essere diviso in 5 fasi:

Lo stadio di forming (formazione), che comprende dipendenza e orientamento; i membri sono ansiosi e incerti rispetto alla loro appartenenza al gruppo e, come conseguenza, il loro comportamento è piuttosto circospetto.

Lo stadio di storming (conflitto), che implica conflitti ed aspetti emozionali; in questa fase i membri diventano più assertivi e cercano di modificare il gruppo secondo i propri bisogni. Come conseguenza scoppiano ostilità e risentimenti, dato che i bisogni dei vari individui sono differenti ed entrano in collisione tra loro.

Lo stadio di norming (normativo) che comporta coesione e scambio; in questo stadio i membri cercano di risolvere i conflitti precedenti e si impegnano spesso nella negoziazione di linee direttive e regole più chiare per il comportamento del gruppo.

Lo stadio di performing (prestazione) che implica role-taking e problem solving; in questa fase ogni partecipante lavora cooperativamente con gli altri per raggiungere gli scopi comuni.

Lo stadio di adjourning (sospensione), in cui ognuno comincia a ritirarsi gradualmente sia dalle attività socioemozionali sia da quelle basate sul compito. In questa fase che può essere vista come di disimpegno progressivo, i membri cercano di fronteggiare l’approssimarsi della fine del gruppo.

L’ultima fase (adjourning) venne aggiunta successivamente.

 

L’evoluzione del gruppo: un paradigma alimentare

Come abbiamo avuto modo di vedere, il gruppo è strutturato in fasi che ne caratterizzano e descrivono un percorso evolutivo comune.

Nella fase iniziale i membri che andranno a costituire il gruppo, non conoscendosi, iniziano ad “annusarsi” in un clima che in genere potremmo descrivere come ansiogeno e circospetto. Questa prima fase è in genere molto formale, statica e fredda. La forma del comunicare convenzionale è caratterizzata dalle reciproche presentazioni formali e stereotipizzate descrivendosi anche nel ruolo che si occupa all’interno del contesto sociale d’appartenenza.

In questa fase, se volessimo tentare un raffronto con una certa semiotica culinaria individuandone la struttura caratterizzante il sistema culturale di riferimento, potremmo dire che siamo all’antipasto. Le pietanze sono ancora crude o poco cotte, strutturate nella forma ed abbellite con decorazioni. In genere l’antipasto indirizza e caratterizza le portate successive.

Procedendo nel suo percorso evolutivo, i membri iniziano la fase del disgelo. Gli stereo-tipi si tipicizzano, i ruoli divengono più aleatori, gli apporti valoriali iniziano a sovrapporsi ingenerando conflitti. Il gruppo, attraverso dinamiche fatte di resistenze e processi omeostatici, inizia a delineare degli orizzonti che non sono ancora ben condivisi. Il clima è caldo.

Passando al culinario, potremmo dire che in questa fase siamo ai primi piatti. Caldi e fumanti. Pastasciutte o minestre in brodo, condite con vari sughi e resi più o meno piccanti ed insaporite da spezie. In genere i primi piatti sono consequenziali agli antipasti. L’indirizzo potrebbe essere verso carne o pesce, per fare un esempio.

Procedendo nel suo percorso evolutivo, il gruppo inizia ad aver chiarezza dell’obiettivo condiviso. Acquisisce sicurezza, si muove in maniera più assertiva e propositiva. La fase è caratterizzata da entusiasmo ed operatività. Sulla base degli obiettivi condivisi il gruppo si cementifica, nel segno di un’appartenenza, su un impianto di valori condivisi. Le norme ne delimitano gli spazi e ne trasmettono in conseguenza, sanzioni e riprovazioni negli atti trasgressori.

In questa fase della struttura del culinario, siamo alle seconde portate. I secondi piatti. Cotto, bollito. Fritto o alla griglia. La fase è già definita ed ha la sua linea di indirizzo ben delineata. I contorni, in abbinamento ai secondi piatti ne caratterizzano, l’aspetto e la sostanza donando un surplus sostanziale ed operativo alle pietanze.

Il cerchio si chiude con l’ultima fase, fase in cui i membri si prodigano nei convenevoli formali dei saluti. La fase è fredda e statica nella forma e connaturata dall’ansia depressiva del distacco. Spesso ridondante di segni esteticamente appariscenti ed orientati ad abbellire le circostanze di un qualcosa che si chiude e per ciò stesso ha fine.

Siamo arrivati dunque al dolce che per le grandi occasioni diviene una torta. Curata nella forma e nei colori. Si può dare spazio alla creatività, ma il corpo è oramai sazio. Più è importante l’evento e maggiori saranno gli aspetti formali e ridondanti, prima che contenutistici, che caratterizzeranno quest’ultima portata.

L’amaro del caffè ed un ricco e potente liquore renderanno più digesta la sua chiusura.

 

Comprendere e gestire il conflitto nelle dinamiche di gruppo

Il conflitto all’interno di un gruppo di lavoro si manifesta quando persone, che per la natura del loro lavoro dipendono l’uno dall’altro, hanno punti di vista diversi, interessi o obiettivi diversi o addirittura contrastanti. Un buon leader è consapevole del fatto che il conflitto è una componente naturale e potenzialmente produttiva nell’ambito delle relazioni di gruppo e delle relazioni interpersonali. Infatti, il conflitto stimola il pensiero, fa si che varie prospettive riguardo ad una situazione siano considerate e stimola i componenti del gruppo a comprendere meglio i fattori chiave in merito alla decisione da prendere. Tutto questo quando il conflitto è gestito bene in modo consapevole e costruttivo.  

L’aspetto centrale non è quello di decidere se stimolare o evitare il conflitto, bensì come gestirlo al fine di renderlo efficacemente produttivo per il lavoro di gruppo. A seconda di come è gestito il conflitto all’interno del gruppo può divenire costruttivo o distruttivo. Una leadership efficace facilita dinamiche di comunicazione che stimolano costruttività. Approfondiamo queste due facce del conflitto all’interno di gruppi di lavoro.

Il conflitto distruttivo è presente quando interferisce con l’efficacia del lavoro svolto e con un clima di lavoro salutare. Tipicamente, questo tipo di conflitto si contraddistingue da un modo di comunicare competitivo in cui ciascun membro del gruppo cerca di influenzare gli altri semplicemente allo scopo di avere ragione riguardo alle proprie idee, le proprie soluzioni e punti di vista. Si crea dunque un tipo di rapporto “win-lose” in cui c’è chi perde e c’è chi vince. I singoli membri del gruppo ritengono che soltanto uno di loro (o una parte di loro) possono “vincere” e affermarsi sugli altri portandoli ad accettare i loro punti di vista. 

Un risultato evidente di queste dinamiche è il rapido deteriorarsi del clima aziendale e delle relazioni interpersonali. Si viene a creare un contesto in cui la maggior parte dei membri del gruppo stanno sulla difensiva limitando l’espressione delle loro idee per non rischiare che siano valutate aggressivamente (o giudicate con sarcasmo) dagli altri. All’interno di queste situazioni sono frequenti gli attacchi personali che vanno ben oltre il contenuto del tema in causa.

Questo contesto emerge da un tipo di comunicazione che mette le persone sulla difensiva e le distrae dagli obiettivi comuni. E’ una comunicazione caratterizzata da: il valutare; il giudicare; la superiorità dell’uno nei confronti dell’altro; un modo di pensare e di vedere le cose solo da una prospettiva con un atteggiamento di certezza e rigidità. Così come questo modo di comunicare mina alla base le relazioni intepersonali, inteferisce anche nella produttività, nell’efficacia e nell’efficienza del lavoro di gruppo.

Il conflitto costruttivo è presente quando i membri di un gruppo di lavoro sono consapevoli del fatto che il disaccordo è un aspetto naturale all’interno delle dinamiche di gruppo, anzi può essere un fattore chiave al raggiungimento dei loro obiettivi comuni.  Questo tipo di atteggiamento si riflette in un modo di comunicare caratterizzato dalla cooperazione: si ascoltano le idee e le opinioni degli altri con attenzione, interesse e positività. La comunicazione viene utilizzata per mettere in evidenza gli obiettivi comuni ai membri del gruppo ed i fattori che li accomunano. E’ un tipo di comunicazione che incoraggia un’orientamento “win-win” in cui tutti possono affermare di essere vincitori e questo porta le persone ad esprimere e motivare liberamente i propri punti di vista concentrandosi sul contenuto dei temi piuttosto che su aspetti caratteriali o personali. 

Allo scopo di incoraggiare il conflitto costruttivo, la comunicazine dovrebbe chiaramente mettere in evidenza l’interesse dei membri del gruppo nell’ascoltare le reciproche idee e punti di vista, la disponibilità a cambiare la propria prospettiva su un tema, ed il rispetto per l’integrità degli altri membri del gruppo e le opinioni che rappresentano. E’ in questo contesto che le persone si sentono a loro agio nell’esprimere il proprio pensiero e partecipano attivamente e costruttivamente alle attività di gruppo. 

Per questi motivi il conflitto costruttivo è un fattore importante all’efficacia del lavoro di gruppo. Infatti, consente ai membri del gruppo di ampliare la loro comprensione dei temi in causa, mettendo il gruppo in condizione di sviluppare una gamma più ampia di idee e soluzioni. Raggiungere questo tipo di contesto non è sempre semplice perchè è innanzi tutto necessario vincere fonti di orgoglio ed egocentrismo individuale e cercare in modo attivo di riconoscere l’importanza del contributo di ogni singola persona stimolandone l’attiva partecipazione.

La Checklist del Capo:
Identificare e riconoscere i due tipi di conflitto all’interno dei gruppi di lavoro.

Un buon leader sa riconoscere i sintomi che contraddistinguono un conflitto costruttivo o distruttivo all’interno di un gruppo di lavoro. Di seguito, le caratteristiche che distingono i due tipi di conflitto:

Il conflitto distruttivo può essere riconosciuto dalla presenza dei seguenti sintomi:

  • Competizione — competizione fra i membri del gruppo.
  • Attenzione ai benefici del singolo — i membri del gruppo sono più interessati ai loro benefici individuali rispetto a quelli del gruppo o dell’azienda.
  • Approccio “win-lose” — le decisioni e le soluzioni formulate sono a beneficio solo di uno o pochi membri del gruppo.
  • Clima chiuso — il gruppo non accetta commenti o spunti da persone che non fanno parte del gruppo stesso.
  • Comunicazione sulla difensiva — permolosità; resistenza al cambiamento (i membri del gruppo vedono ogni nuova idea o suggerimento come una minaccia al modo corrente di fare le cose).
  • Attacchi personali — i singoli sono resi ridicoli (o oggetto di sarcasmo) per esprimere le loro opinioni o suggerimenti.

Il conflitto costruttivo può essere riconosciuto dalla presenza dei seguenti sintomi:

  • Cooperazione — i membri del gruppo lavorano volentieri assieme; partecipano attivamente; è presente dialogo e rispetto reciproco; si respira un’aria di positività e costruttività.
  • Attenzione ai benefici del gruppo — i membri del gruppo concentrano la propria attenzione sugli obiettivi del gruppo e non semplicemente a quelli del singolo.
  • Approccio “win-win” — le decisioni prese e le soluzioni identificate sono a beneficio di tutti i membri del gruppo non solo del singolo o dei pochi.
  • Clima aperto — i membri del gruppo accolgono suggerimenti e spunti che provvengono da persone esterne al gruppo stesso.
  • Comunicazione di supporto —  le persone sono sinceramente interessate alle idee ed opinioni degli altri membri del gruppo e per questo si adoperano attivamente per ascoltare con empatia e fornire feedback costruttivo.
  • Attenzione ai contenuti — tutte le opinioni e suggerimenti sono valutate facendo riferimento alla loro efficacia nell’aiutare il gruppo a raggiungere i propri obiettivi.

Spunti di riflessione:

  • Rifletti su un gruppo di lavoro di cui fai parte in questo periodo. Quali sono i sintomi che sono più manifesti? Descriveresti il modo di gestire il conflitto da parte del gruppo in termini distruttivi o costruttivi?
  • Rifletti sull’azienda in cui lavori.  Quali dei due scenari sopra evidenziati descrive il modo in cui le persone tipicamente gestiscono il conflitto? Nell’insieme potresti affermare che l’azienda gestisce il conflitto in modo distruttivo o costruttivo?
  • Rifletti su cosa potrebbe essere fatto per incrementare il livello di consapevolezza, all’interno della tua azienda o del tuo gruppo di lavoro, rigurdo ai due modi di gestire il conflitto sopra descritti.

Addattato dal libro, “Communication in Our Lives” di Julia T. Wood

 

 

 


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