Pannelli Sociali

Per una sociologia agita ed agente

La società del bailamme

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Lewin sosteneva che, si appartiene a qualcosa cui si da, non da cui si prende. In questa affermazione si evidenzia un Io donante che all’orizzonte vede un Tu necessario ad una definizione identitaria anche in un’accezione parsoniana del termine, identità.

Eppure le moderne società disvelano un aspetto predatorio. Si partecipa a qualsiasi evento in cui si può arraffare del cibo, si introiettano bevande, si prende musica, magari contornata da botti luminescenti per la gioia dei nostri occhi. Ogni ricorrenza, che sia essa sacra oppur laica, si svuota del suo significato fondante per dar corso ad una fiumana predatoria di corpi svuotati di un io. Il Noi non esiste se non in maniera formale, evidenziato nel suo scorrere, ma privo di sostanza.

Tutto appare regredire nella sua fase orale.

Questa fluidità, che pure Bauman definisce, liquidità, priva di essenza significante è costretta ad un adattamento spaziale. Non è più in pratica il contenuto che plasma il suo contenitore, ma è il contenitore, oramai rigido nei suoi confini, che costringe ad un adattamento sostanziale il suo contenuto.

Basta un input originario, poco importa se veritiero o verificabile, per dar corso ad un movimento eterodiretto, dai media di massa, dai social.. inesorabile ma inerte, affinché si dia luogo a movenze prive di orizzonte, ma sospinte dalla sola forza di inerzia.

E’ la società del bailamme, fragorosa, chiassosa, scomposta, indistinta, caciarona. Alla perenne ricerca di un nemico da fagocitare per poi vomitare nel miglior spirito bulimico. Ognuno s’avanza solitario sospinto da un rancore verso un non luogo.

I social, in questo hanno il merito di mostrarlo, soprattutto a chi sa dove guardare, ponendo all’evidenza che, basta un incipit, non importa sia esso fondato su bufale o veritiero ma che possa dar ragioni alle nostre parziali ragioni, per ingenerare thread ricchi di invettive, rancori, acredini.. che, all’interno di un alveo contenente da seguito ad un flusso in cui ognuno sospinge l’altro verso un non dove ma bramoso solamente di individuare un Chi da poter sacrificare sull’altare della nostra, colpevole, solitudine.


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