Pannelli Sociali

Per una sociologia agita ed agente

Spazi d’opportunità. Music-azione.

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La vecchiaia, come spesso abbiamo sostenuto, non è una malattia ma una stagione della nostra esistenza e..se ogni stagione ha i suoi frutti ed ogni frutto ha il suo sapore, occorre noi ci si diriga verso la riscoperta di sapori ammantati del loro involucro ancestrale e conditi della loro genuinità che connaturano la vecchiaia stessa.

La musica, il suono, il ritmo…ci accompagnano sin dalle prime fasi della nostra esistenza. Il feto ri-suona nel battito del cuore di una madre amorevole. Le ninne nanne sedano le prime ansie ingenerate dalle richieste di soddisfacimento dei primari bisogni dell’infante. L’adolescente, attraverso canzoni, cerca di creare contesti d’azione nei gruppi di pari alla ricerca di possibili appartenenze. I giovani interpretano il senso del loro innamoramento nella condivisione di spazi topologici che hanno nel codice musicale la concretezza di una condivisione sentimentale. L’adulto e l’anziano, attraverso l’effetto mnestico e per ciò stesso, ricollocante, della musica, cercheranno di rivivere gioiosi e determinanti momenti del loro vissuto, storico ed affettivo.

La musica, quale canale espressivo è un linguaggio che abbatte le normali barriere linguistiche ed a volte persino quelle culturali, offrendo spazi di connessione che, sinergicamente si indirizzano verso la con-divisione di spazi che altrimenti sarebbero frammentati.

Siccome a livello cognitivo, se la parte preposta al linguaggio verbale nel tempo è una delle prime a logorarsi, lo spazio cerebrale preposto al linguaggio musicale appare, nell’andar col tempo, quello meno logorato e più funzionale. Ecco allora che l’afasico non riesce a parlare, mescola le parole, ma riesce a cantare. Così come il balbuziente che nel parlar s’impunta, con il canto riesce a saltar l’ostacolo e canta.

Essendo io un animatore e per questo non essendomi concesso in dote il pessimismo, mi occorre abbattere quelle barriere culturali che hanno oramai indotto, nelle moderne società adagiate su logiche di profitto, a vedere l’anziano non più nella veste di saggio come era nelle logiche comunitarie, ma un peso, un intralcio alla produttività ed al profitto stesso.

In questo contesto, il vecchio diviene un malato da curare in un decorso di progressione degenerativa. Ed ecco che, nel momento in cui inizia a perdere l’autonomia, motoria e funzionale, l’unico sguardo che si pone su di esso è quello sanitario e funzionale, mentre tutto quello che attiene al sociale e, nella fattispecie, all’azione animativa, diviene un “bene accessorio”, ergo..non indispensabile.

Ecco allora che tutti i servizi residenziali (Case di Riposo, Residenze protette, RSA..), offerti a supporto ed in aiuto a contesti familiari che da soli non ce la fanno ad assolvere le normali incombenze che la quotidianità prospetta, divengono, se non gestiti in maniera olistica e multidisciplinare, un ricettacolo di conflitti dovuti principalmente a reconditi sensi di colpa oltre che a sensi di impotenza che sovrastano nel quando si tende ad affermare che, l’anziano, quando lo hai medicato, lavato e vestito, lo hai trattato a sufficienza.

Per questo, anche per questo, l’animazione per quanto considerata “bene accessorio”, e nella sua valenza, nel caso, di valorizzazione di competenze, di attivazione culturale, di riscoperta di nuovi talenti, ha molto da dire ed ancor più da fare.

Più che la musica potè il canto.

La musica somministrata nella ricchezza dei vari strumenti musicali, offre opportunità di intrattenimento, ma inibisce “il fare”. Il canto, magari accompagnato lievemente per dare un tono al contesto, induce alla partecipazione, alla condivisione in direzione sinergica. Il canto crea un clima offerto in condivisione, indirizzato anche al sedare quei sensi di colpa che spesso rendono il clima conflittuale e di reciproca sfiducia tra chi eroga certi servizi e che spesso considera accessorio e non fondamentale il ben-essere inteso nella sua accezione più ampia e chi il servizio lo chiede nella consapevolezza frustrante e colpevolizzante del forzato, quanto però inevitabile, distacco dal congiunto.

L’animazione può, anche attraverso l’offerta di spazi d’espressione efficaci, indirizzare verso riscoperte possibilità un intero contesto, abbassando ansie e frustrazioni.

Negli esempi riportati, anche nell’intento di promuovere buone prassi, mostro come in certi ambienti sia possibile progettare azioni efficaci allo scopo. Nel caso, qui si intende creare un piccolo coro Il Quartetto Eccetera.., attraverso canzoni che appartengono al loro vissuto e, nel progetto, pensare di connetterci ad altre strutture in cui il piccolo coro potrà esibirsi, con l’intento di mostrare che all’anziano nessuno ha mai rubato l’anima che, anche attraverso un ballo indotto o un batter di mani può essere messa in azione, e sperando che possa poi esserci un’emulazione che doni il giusto senso al nostro, inevitabile, divenire anziani.

Esempi agiti:

 

 


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