Pannelli Sociali

Per una sociologia agita ed agente

Le idee di K.lewin nell’azione sociale odierna (Enzo Spaltro)

Social

Per fare un discorso su un autore complesso e controverso come Kurt Lewin, scomparso prematuramente e quasi a metà cammino presento qui alcune idee che considero potenzialmente espressive sulle quale poi costruire uno sviluppo del suo pensiero. La presunzione di poter continuare le sue idee richiede di fissare alcuni punti da rinforzare poi sia con elementi storici, sia con analisi già fatte da altri e sia con l’aiuto dei testi originali di questo autore. Per questo, come premessa di questa nota consiglio la lettura dei seguenti tre testi:

1. Lewin Kurt, Principi di Psicologia topologica, trad. it.di Adriano Ossicini, O.S., Firenze, 1961, pp. 100-125
2. Spaltro Enzo, Boundaries, discorso costruttivista sulle frontiere, in G.Contessa, Attualità di Kurt Lewin, Città Studi Edizioni, Milano 1998
3. Scott Highhouse, A History of the T-group and its Early Applications in Management Development, Group Dynamics, 2002,6,4, pp.277-290

Per discutere occorre delimitare al massimo il campo di discussione. Propongo quindi uno stile di affermazioni esagerate per poterne discutere poi le sfumature. Così. Quattro punti sono rilevanti nel pensiero di Lewin. L’uso della metafora, la dissacrazione del potere, la proposta di trasformazione dell’idea di frontiera, la coincidenza tra soggettività ed oggettività. Questo non vuol dire che siano i principali o che altri punti non abbiano rilevanza maggiore, ma solo che concentrando le nostre attenzioni su questi punti si possono avere utili contributi allo sviluppo di una scienza della psiche, più soggettiva e meno oggettiva, più operativa e meno descrittiva.

1° punto: l”uso della metafora permette di considerare metaforicamente le forze psichiche come forze fisiche e quindi di sviluppare metaforicamente tutto il settore dell’investimento psichico, degli oggetti d’amore e dei desideri. Se da un polo negativo parte dell’energia elettrica e questa energia, attraverso ad un conduttore va verso un polo positivo, nell’intorno del conduttore si crea un campo magnetico che consiste nella trasformazione dell’energia elettrica in energia meccanico-cinetica e ciò permette la costruzione dei motori elettrici e la locomozione. Non a caso Lewin usa il termine di locomozione per indicare il cambiamento o il passaggio attraverso alle frontiere.
Metaforicamente è possibile trasferire questo modello elettro-magnetico al campo psico-sociale. Pensiamo ad una situazione in cui un soggetto trasferisce l’energia psichica verso un oggetto d’amore attraverso ad una relazione, intesa come un conduttore di energia psichica. Ciò crea un intorno che costituisce un campo sociale che trasforma l’energia psichica in potere, e quindi instaura un meccanismo psico-sociale che permette la progettazione e realizzazione di cambiamenti. Da qui la definizione operativa di potere come capacità di produrre od impedire cambiamenti. Questa metafora permette di progettare situazioni sperimentali di potere, “artificialmente create” che portano al concetto di clima e di cultura organizzativa. L’articolo di Lewin sui climi artificialmente creati è del 1939.

2° punto: la dissacrazione del potere. Il potere, essendo conseguenza del campo sociale e quindi del passaggio dell’energia psichica attraverso alle relazioni, non è più un concetto sacro ed opaco riservato ai suoi detentori, ma rappresenta l’effetto di una trasformazione di campo e quindi composto da dinamiche possibili da comprendere, programmare e modificare. Il potere come effetto del campo sociale porta all’idea di qualità di potere e non solo quindi alla sua quantità. Il potere esclusivo a somma zero diventa cambiabile come situazione a somma variabile e quindi come condizione non solo di conflitto e competizione ma anche e soprattutto come condizione di collaborazione e desiderio a reciproco rinforzo. La fine del potere sacro può essere considerato un effetto della teoria del campo e della sua progettazione sperimentale. Non a caso Lewin usa il termine di culture “artificialmente create”.

3° punto: l’uso dell’idea di frontiera, sviluppa un concetto poi ripreso dalla teoria della complessità. Lewin sostenne con la sua idea di “locomozione” che é possibile utilizzare l’idea di frontiera per definire vicinanze e collegamenti più che sbarramenti e chiusure. Una frontiera non è un fatto oggettivo, ma soggettivo. Non è una membrana fisica, ma un gradiente immateriale Corrisponde a quello che in fisica viene chiamato una “interfaccia” e rappresenta il passaggio da uno stato di densità sociale definita ad un altro stato a densità sociale diversa. Il passaggio da una densità-pressione sociale ad un’altra determina la condizione di frontiera. La rivalutazione della frontiera porta a fare delle zone di frontiera i punti di massimo cambiamento e sviluppo sociale ed a considerare le organizzazioni come strutture:mentali cioè campi di frontiere e confini articolati ed utilizzabili per una maggiore velocità di cambiamento. La frontiera non è infatti solo un luogo di arresto, ma anche un luogo di stimolo per passare attraverso (loco:mozione).

4° punto: il parallelismo tra soggettività e pluralità permette di identificare due facce dello psico- (soggetto) sociale (oggetto, mediante l’uso dell’idea del soggetto collettivo. Le relazioni attraverso cui passa l’energia psichica dai soggetti verso gli oggetti d’amore sono da considerare attivi a diversi livelli o culture. Si esce dal dualismo millenario individuo-società, che ha rallentato lo sviluppo del genere umano, costringendo il soggetto a sottomettersi sempre alla società e si entra nel pluralismo effimero del soggetto che si mette in relazione con altri soggetti (coppia) piccoli gruppi (micro), grandi gruppi (macro), comunità (mega) e reti informatiche (virtuale). Questo concetto di pluri-relazione tra soggetto ed oggetto permette di individuare alcuni “dispositivi mentali” o mentalità che producono “artefatti sociali” cioè pseudo obbiettività che possono essere descritti come oggettivi, ma che altro non sono che la trasformazione di spazi vitali, cioè di dispositivi mentali cioè di campi sociali, descritti come realtà oggettive, mentre altro non sono che raffigurazioni mentali cioè campi sociali soggettivi.

La presunzione di proseguire l’idea lewiniana di gestione dei fatti sociali, così fortemente criticata da Jacob Moreno che sosteneva la priorità dello psichico, del tele e della componente drammatica della teoria del campo sino a sostenere che le idee lewiniane erano state tratte dalle sue idee sulla meteorologia sociale permette di individuare qui alcuni argomenti di proposta-speranza-benessere.

Innanzi tutto l’idea del soggetto collettivo che rivoluziona tutto il settore della negoziazione e della gestione del conflitto, facendo del conflitto una forza produttiva. La metafora del campo si trasforma qui in quella del tavolo e delle gambe del tavolo. Lewin vede la soluzione dei conflitti come una condizione negoziale ed il tavolo rappresenta un simbolo di questa negoziazione. Le gambe del tavolo sono le “regioni” divise da frontiere che vanno rese parallele e rappresentate con un modello che faciliti la gestione del confitto. Un tavolo che usa quattro gambe: la motivazione, il piccolo gruppo, il clima organizzativo e la creatività. Tutte queste gambe sono regioni, dispositivi mentali, artefatti sociali e campi di azione sociale, cioè di potere e di campi sociali generati dal desiderio e dal passaggio dell’energia psichica attraverso alle relazioni.

La dissacrazione del potere fa pensare alle strutture sociali come ad “artefatti” e quindi al come siano i dispositivi mentali quelli che creano i campi sociali e gli artefatti sociali e non viceversa come tutti pensano ancor oggi. La discussione di Marx sulla natura e sulla cultura umane, con la sua coda odierna basata sul ruolo del DNA nella determinazione dei comportamenti umani altro non è che un aspetto di questa scoperta della priorità indiscussa delle mentalità sulle strutture sociali.

Infine le idee di campo, di pluralità e di frontiera permettono un nuovo paradigma (rappresentazione e misura dice Lewin) delle forze sociali e quindi di una modello diverso di produzione della ricchezza basato sugli oggetti d’amore, sui desideri che incanala nelle relazioni a diversi livelli l’energia psichica determinando condizioni di potere diverso sia come quantità che come qualità. E di questi concetti noi possiamo oggi fare uso, inventando differenti artefatti sociali nuovi mediante dispositivi mentali sempre più soggettivi, e meno imposti da un potere che tende a rendere opaco quello che Lewin ha tentato col suo modello di rendere trasparente e soggettivamente influenzabile con l’uso del concetto di campo.

Però è evidente che esiste una certa confusione tra quello che Lewin ha veramente detto e quello che noi desideriamo abbia detto e ciò si presta a fraintendimenti interpretativi. Ma ciò non è del tutto negativo. Oggi il fraintendimento domina l’insegnamento e la ricerca: è questione di limiti. Si tratta di distorsioni per secoli considerate come errori nella trasmissione interumana. Oggi cominciano ad essere considerate utili perché creative. Ed in definitiva anche in questo nostro discorso lewiniano ciò che conta non è l’ortodossia, ma il risultato in termini di benessere soggettivo e sociale che può derivare dall’applicazione dei suoi concetti (non importa tanto se intesi con ortodossia o con eresia). A chi è riuscito ad arrivare fino in fondo a queste considerazioni chiedo adesso: cosa ne pensa? Può essere utile questo tipo di analisi? Non è immaginabile una “staffetta” che passi la fiaccola da un soggetto all’altro?


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