Pannelli Sociali

Per una sociologia agita ed agente

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Sociologo professionale

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Un sociologo

(..passeggiando tra il serio e il faceto)

E’ una scienza la sociologia
e, però, pur tuttavia
tutto elebora una mente
d’un soggetto conoscente.

Ma un soggetto è conoscente
per l’oggetto conosciuto
e trasforma dirimente
ciò che pare aver veduto.

Se nel socius va lo sguardo
la politica m’osserva
ed è li, che la riguardo
poiché serve sol la serva.

Mal trattato e bistrattato
guardo il mondo da un’altura
son sociologo, scienziato!
dopo il foco…

è di me che s’ha d’aver paura.

(M.M.)

 

Il testo parlamentare sull’ordinamento della professione di sociologo approvato dalla Camera dei deputati l’8 luglio 1998, ma che non ha completato il suo iter di approvazione al Senato, è da considerarsi come un punto di arrivo di questo lungo percorso di consolidamento di un’identità professionale.

Nel disegno di legge (art. 2), così è stata definita la professione di sociologo:

  1. “Le attività oggetto della professione di sociologo si fondano su metodologie e su tecniche specifiche volte allo studio, alla ricerca, alla consulenza, alla progettazione, all’analisi, alla valutazione empirica ed all’intervento sui fenomeni, sui processi, sulle strutture, sulle aggregazioni, sui gruppi, sulle organizzazioni e sulle istituzioni sociali, nonché all’indagine sugli orientamenti dell’opinione pubblica, sui modelli di comportamento, sugli stili di vita, sugli orientamenti di valore della totalità della società o di suoi segmenti.
  2. La professione di sociologo si svolge attraverso la ricerca, l’analisi e la pratica sociologiche aventi come oggetto le dinamiche sociali e comunicative relative a soggetti in relazione tra loro o con strutture e sistemi culturali, economici, politici e sociali, l’individuazione degli obiettivi e dei processi decisionali e l’indagine sugli orientamenti dell’opinione pubblica.
  3. La professione di sociologo include le attività di ricerca, di sperimentazione, di pianificazione, di programmazione, di progettazione, di organizzazione, di valutazione, di formazione, di didattica e di consulenza, senza pregiudizio di quanto può formare oggetto dell’attività professionale di altre categorie a norma di leggi e di regolamenti”.

In questa fase, di grave crisi a livello economico e di welfare, è però fondamentale una ridefinizione del profilo professionale del sociologo che tenga conto dei processi di ridimensionamento e riorganizzazione del sistema dei servizi sanitari, socio-sanitari e sociali legati a tale crisi.

Di fronte a un crescente sviluppo delle domande di benessere e salute, le strategie istituzionali di risposta si rivelano sempre più labili ed incerte. Tendono così ad emergere nuove risposte che fanno riferimento all’economia civile e al coinvolgimento crescente del terzo settore, attraverso una più diffusa capacità comunitaria di progettazione sociale. Tali risposte si ispirano anche a nuovi paradigmi di riferimento che si propongono di promuovere connessioni e sinergie fra interventi sempre più ancorati ad un welfare territoriale e nuove attività imprenditoriali orientate ad affermare altre forme di sviluppo del territorio, non solo economico, ma anche sociale, culturale ed etico.

In questo nuovo scenario tende a trasformarsi profondamente il lavoro sociale e l’intervento professionale del sociologo tesi, in via crescente, verso l’attivazione di reti comunitarie, la promozione di responsabilità sociale, lo sviluppo di innovazione sociale partecipata, lo sviluppo di reti collaborative tra servizi nella gestione di condizioni di non autosufficienza, la conciliazione della vita familiare con la vita lavorativa, la ricerca finalizzata ad una conoscenza puntuale di una comunità. Emerge una nuova interpretazione del ruolo del sociologo chiamato ad occuparsi di salute soprattutto attraverso interventi di promozione di qualità della vita, nella costruzione di relazioni di inclusione sociale e di contrasto di condizioni di povertà e di deprivazione, di sviluppo di comunità, di valorizzazione delle risorse di un territorio, di costruzione di responsabilità di impresa e di promozione della cittadinanza attiva.

Mutano anche i contesti in cui il sociologo oggi opera, ma soprattutto opererà in un prossimo futuro. Tendono a ridursi fortemente le prospettive di sviluppo del sociologo nei sistemi sanitari e socio-sanitari istituzionali, aumentano, invece, le prospettive di sviluppo nell’ambito del sistema dei servizi sociali per il moltiplicarsi dei soggetti pubblici e privati che lo compongono e che interagiscono attraverso relazioni collaborative o conflittuali che è necessario governare e organizzare in progetti condivisi.

In un sistema in cui le istituzioni sono portate ad affidarsi in via crescente ad altri attori sociali (ASP, fondazioni, imprese profit, cooperative sociali, associazioni di promozione social e di volontariato), si riducono fortemente le possibilità per i sociologi, di inserimento stabile in una struttura organizzativa pubblica, mentre aumentano le opportunità nell’ambito del privato, del privato sociale e nell’attività libero professionale.

I contesti e gli ambiti prioritari di intervento

Per la professione del sociologo della salute, si possono individuare molteplici contesti operativi di riferimento:

  • a livello individuale: fattori e relazioni sociali dell’individuo che producono salute/malattia, che promuovono, benessere e qualità della vita (legate a: bisogni, risorse, orientamenti di valore, atteggiamenti, modelli di comportamento, stili di vita, ecc.); counseling sociologico e analisi del mondo vitale, della rete e delle risorse della persona;
  • a livello intersoggettivo: fattori e relazioni sociali che producono salute/malattia, agio/disagio, inclusione/esclusione sociale, che promuovono benessere e qualità della vita nei diversi contesti ambientali, nei gruppi, nelle organizzazioni/istituzioni; analisi delle dinamiche intersoggettive (team building, team leader);
  • nell’ambito dei processi: sistemi comunicativi e relazionali, modelli organizzativi, processi di programmazione, gestione e valutazione nell’ambito della ‘rete’ degli attori sociali del welfare, dei servizi socio-sanitari, dei servizi sociali;
  • a livello macro: sistema delle relazioni sociali che producono salute/malattia, che promuovono benessere e qualità della vita, attraverso il rapporto fra sistema di welfare, istituzioni, imprese, organizzazioni non profit e cittadini.

Funzioni e metodologie operative specifiche

  • Sociologo come: responsabile di servizi, unità operative, centri, programmi operativi e progetti per lo studio e l’analisi dei processi di benessere/malessere, agio/disagio, inclusione/esclusione sociale e per la promozione di azioni ed interventi di prevenzione e miglioramento della qualità della vita. Svolge tali funzioni attraverso: l’organizzazione, la progettazione e la valutazione di interventi mirati alla promozione di salute, benessere, inclusione/coesione sociale e qualità della vita, il management dei servizi.
  • Sociologo come: responsabile dello sviluppo organizzativo, Responsabile delle risorse umane e/o della formazione, consulente/esperto di organizzazioni e gruppi. Svolge tali funzioni attraverso: la valutazione delle relazioni intersoggettive nei loro effetti sulle condizioni di vita e di lavoro nei diversi contesti territoriali, nelle organizzazioni/istituzioni, nei gruppi, e delle relazioni sociali (interne ad essi e che li mettono in rapporto fra loro) che producono salute/malattia, che promuovono benessere, coesione sociale e qualità della vita; la progettazione, l’organizzazione e la gestione di interventi tesi al miglioramento di tali relazioni sociali.
  • Sociologo come: counsellor, case manager, consulente/esperto nella promozione di buone pratiche sociali per la salute. Svolge tali funzioni attraverso: il counseling sociologico, la gestione di focus group e giochi di ruolo, l’analisi e l’osservazione partecipante, l’identificazione e la valutazione del capitale sociale, interno ed esterno alla ‘rete’ del welfare, dei servizi socio-sanitari e dei servizi sociali, la promozione della partecipazione e lo sviluppo di comunità, progetti/interventi di empowerment dei cittadini, il coordinamento di gruppi di utenti e cittadini, la promozione e la conduzione di gruppi di auto e mutuo aiuto.
  • Sociologo come: responsabile delle relazioni con il cittadino (URP), promozione di programmi e strumenti comunicativi, di interfaccia del cittadino. Svolge tali funzioni attraverso l’organizzazione di servizi, di programmi comunicativi e di coinvolgimento della popolazione, la progettazione, l’organizzazione e la gestione di interventi tesi al miglioramento di tali relazioni sociali;.
  • Sociologo come: responsabile del sistema informativo, responsabile delle indagini sulla soddisfazione dell’utente dell’analisi dei determinanti sociali della salute nell’ambito territoriale. Responsabile della ricerca sociale e valutativa. Svolge tali funzioni attraverso: la ricerca, la progettazione, l’organizzazione e la gestione di interventi, la partecipazione a gruppi multidisciplinari di ricerca socio-sanitaria
  • Sociologo come: responsabile dell’ufficio o staff di programmazione, responsabile o coordinatore del piano sociale di zona, direttore di programma, consulente/esperto della valutazione della qualità. Svolge tali funzioni attraverso: la rappresentazione/analisi delle relazioni sociali connesse ai processi di programmazione e valutazione degli interventi nell’ambito della ‘rete’ del welfare, dei servizi socio-sanitari e dei servizi sociali; la progettazione e l’organizzazione di interventi tesi al miglioramento di tali relazioni sociali; il coordinamento e la gestione della ricerca sociale e valutativa.
  • Sociologo come: coordinatore dei servizi sociali, direttore del dipartimento dell’integrazione socio-sanitaria, promotore del lavoro di rete, responsabile di processo. Svolge tali funzioni attraverso: il coordinamento delle relazioni sociali, orientate sia all’integrazione socio-sanitaria, sia al miglioramento dei processi, nell’ambito della gestione dei diversi sistemi a rete del welfare, dei servizi socio-sanitari e dei servizi sociali.
  • Sociologo come: responsabile delle relazioni sociali con le organizzazioni produttive, interfaccia delle imprese. Svolge tali funzioni attraverso: l’identificazione e la valutazione dei contesti ambientali ed economici, delle organizzazioni produttive che, nell’ambito del rapporto salute/malattia, si rendono disponibili per nuove prospettive imprenditoriali; il coordinamento delle relazioni sociali orientate a promuovere integrazioni ed alleanze fra organizzazioni produttive, rete di welfare, servizi socio-sanitari e servizi sociali, nella prospettiva di uno sviluppo, non solo economico, ma anche sociale e culturale del territorio.(pubblicato da:  Consiglio Direttivo SISS – 2 Settembre 2013

 

 

Riconoscimento della Professione del Sociologo

ANS Lombardia
Logo-Repubblica Professione sociologo

Cari Colleghi,

vi informiamo che il percorso per il riconoscimento delle professioni non regolamentate dell’ANS Associazione Nazionale Sociologi presso il Ministero della Giustizia è giunto a termine con esito positivo.


Ministero della Giustizia
Elenco associazioni delle professioni non regolamentate

Il d. lgs. 206/2007 ha recepito la direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali.

In questo contesto, il procedimento di cui all’art. 26 d.lgs. 206/2007 prevede l’inserimento in un elenco tenuto dal Ministero della giustizia delle associazioni che, in base al possesso di determinati requisiti, sono considerate rappresentative a livello nazionale delle professioni non regolamentate nonché delle associazioni di categoria rappresentative a livello nazionale delle attività nell’area dei servizi non intellettuali e non regolamentate in Italia.

Numero d’ordine: 49

Nome dell’associazione: ANS – Associazione Nazionale Sociologi

DM: 07/08/2014

Il procedimento previsto all’art. 26 del d.lgs. 206/2007 prevede l’inserimento in un elenco tenuto dal Ministero della Giustizia delle associazioni che, in base al possesso di determinati requisiti, sono considerate rappresentative a livello nazionale:

 

  • delle professioni non regolamentate
  • dei servizi non intellettuali


Tale procedimento non è finalizzato ad un riconoscimento o ad altra forma di regolamentazione, ma è specificamente volto alla individuazione degli enti che risultino essere in possesso dei requisiti strumentali all’annotazione nell’elenco.

La reale finalità dell’elenco consiste infatti nell’individuare quali, tra queste associazioni, siano idonee ad essere “sentite” dalle autorità competenti in sede di elaborazione delle piattaforme comuni europee.

Una piattaforma comune è una serie di criteri che permettono di colmare la più ampia gamma di differenze sostanziali che sono state individuate tra i requisiti di formazione in almeno i 2/3 degli Stati membri, inclusi tutti gli Stati membri che regolamentano la professione in questione (dal 16° Considerando della direttiva 36/2005/CE).

Le domande di annotazione devono essere indirizzate al Ministero della giustizia – Dipartimento per gli affari di giustizia – Direzione generale della giustizia civile – Ufficio III, che valuta la sussistenza dei requisiti delle stesse e richiede al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL) il prescritto parere.

Le associazioni che sono inserite nell’elenco vengono individuate, a seguito dell’istruttoria e previo il parere del CNEL, con decreto del Ministro della Giustizia, di concerto con il ministro per le politiche europee e del ministro competente per materia.

fonte http://www.sociologiadellasalute.org/verso-un-profilo-prefessionale-del-sociologo-della-salute/#comments

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